Per la nostra rubrica #5domande oggi intervistiamo Maura Viezzoli. Riconfermata nel suo ruolo di Presidente del CISP durante l’Assemblea dei Soci dello scorso giugno, Maura è anche co-fondatrice della nostra organizzazione.
Il CISP è nato all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso. Un momento storico che, con la prospettiva di oggi, appare ricco di possibilità e di speranza di trasformazione, seppure attraversato da grandi contraddizioni. Il gruppo di 28 ragazze e ragazzi, del quale io facevo parte, che ha dato vita al CISP era spinto da un desiderio di incidere positivamente sui processi di sviluppo in Italia e nel mondo. La prospettiva globale, e quindi il lavoro in cooperazione internazionale, nasce da una conoscenza diretta di tutti noi di contesti locali in Africa e in America Latina e dalla consapevolezza che in un’epoca di decolonizzazione dell’Africa, fosse importante sostenere quei processi.
Io personalmente, ho creduto nel progetto CISP a tal punto che, come alcuni altri colleghi, ho tralasciato carriere appena intraprese per dedicarmi completamente allo sviluppo dell’associazione, con la prospettiva di fare coincidere i miei valori e il mio impegno politico con il mio lavoro. A posteriori posso dire che è stata una scelta lungimirante e molto felice.
Il CISP è una delle prime organizzazioni che ha considerato la formazione degli operatori di sviluppo come una necessità. Per uscire dall’epoca della “buona volontà” tipica degli anni ‘60–70’ e valorizzare invece la professionalità degli operatori di sviluppo era necessario lavorare in collaborazione con le Università per offrire un percorso formativo di alto livello.
Da questa istanza è nato, nel 1997–98, il Master in Cooperazione e Sviluppo di Pavia, frutto della collaborazione di diversi attori. In seguito si è costituto un network di Master gemelli, in vari paesi del mondo, il Cooperation and Development Network, tra i quali il MECOHD in Kenya che è nato per iniziativa e coordinamento del CISP. Caratteristica fondante del partenariato tra ONG e Università era il riconoscimento delle rispettive competenze e ruolo, in un rapporto non gerarchico ma collaborativo.
Negli ultimi anni, i partenariati con le Università italiane e straniere con cui il CISP lavora si è grandemente allargato, la collaborazione riguarda la didattica, la costruzione di percorsi curriculari di formazione; la ricerca negli ambiti e nei paesi dove il CISP è presente e anche la terza missione, che prevede la divulgazione di valori e conoscenza che provenga dall’incontro tra università e territori.
Il mondo è segnato da crisi sempre più complesse e interconnesse, dai conflitti armati alla crisi climatica, dal cambiamento dei rapporti di forza tra paesi, dalla trasformazione del sistema multilaterale alla ridefinizione del ruolo degli attori locali, solo per citarne alcuni. Le sfide che ci troviamo di fronte sono molteplici e sempre più interconnesse. Sfide che minacciano la sostenibilità e l’autonomia del settore. Tuttavia, proprio questa fase critica deve rappresentare per le organizzazioni della società civile di cooperazione internazionale un’opportunità per un cambiamento profondo. Rafforzare efficienza, efficacia e trasparenza; ridurre la frammentazione; coinvolgere nuovi attori – anche del settore privato – e riportare al centro la solidarietà globale sono passi non più rinviabili.
Le ONG apportano un contributo globale vitale promuovendo lo sviluppo sostenibile, fornendo assistenza umanitaria e difendendo i diritti umani, spesso in contesti di crisi o povertà estrema. La loro indipendenza, competenza specifica e capacità di mobilitazione permettono di raggiungere le comunità più vulnerabili, sensibilizzare l'opinione pubblica, sostenere la partecipazione democratica e agire dove gli stati e altri attori non riescono a intervenire.
Le Organizzazioni della Società Civile globalmente affrontano sfide e attacchi, che possono manifestarsi tramite la restrizione delle loro attività, la cancellazione dagli elenchi ufficiali, l'erosione della loro indipendenza e l'aumento dei rischi per il personale. Questi attacchi variano da paese a paese e possono includere legislazioni che limitano la loro operatività, la pressione politica e l'indebolimento della loro capacità di agire nell'interesse pubblico. Questo riguarda sia le organizzazioni internazionali che quelle locali, che spesso operano con grande coraggio in contesti non democratici. Ma l’attacco forse più grave riguarda la delegittimazione in termini culturali ed etici dell’azione della società civile, che ne mina il senso stesso.
Forse uno dei contributi piu importanti che una organizzazione come la nostra deve apportare è di tipo culturale: combattere i valori di una società sempre più individualista e chiusa, che plaude la ricchezza e l’esclusività; e ribadire con forza e concretamente che la solidarietà e la difesa dei diritti umani delle persone, specialmente le più marginalizzate è un valore fondamentale della nostra società e dell’Europa.
Sono davvero molti i ricordi che confermano il senso concreto del nostro lavoro. Ricordo un incontro con un gruppo di risparmio di donne a Malindi in Kenya. Con l’aiuto economico e formativo del CISP le donne avevano messo in piedi un gruppo di risparmio con il quale si sostenevano per affrontare spese urgenti e con il quale comprarono un mulino che poi è servito loro per avviare un’attività economica.
Ma il nostro lavoro oltre a essere mirato al cambiamento delle vite concrete dei nostri beneficiari è orientato anche a cercare di cambiare le politiche. Penso al lavoro in Colombia contro il turismo sessuale e la legge che abbiamo contribuito a scrivere; penso al Master in Sviluppo Umano in Kenya, realizzato con l’università di Pavia e la Kenyatta University, che ha modificato l’offerta formativa degli studi economici in Kenya.
Alcuni temi già li ho toccati, certamente il valore della solidarietà tra persone e tra paesi, che oggi si arricchisce di una solidarietà tra generi e tra generazioni.
Il valore dell’autodeterminazione dei popoli e delle comunità, che ci spinge al riconoscimento e al rafforzamento delle capacità delle comunità locali dei paesi con cui lavoriamo.
Vuoi conoscere anche altre figure chiave della nostra storia e della nostra organizzazione? Leggi le #5domande che abbiamo fatto negli scorsi mesi a Gianluca Falcitelli, Deborah Rezzoagli, Luigi Grando, Giordana Francia e Laura Carraro e continua a seguirci sul sito e sui nostri social!